SERGIO PORETTI (28 febbraio 1944 - 29 luglio 2017)
Sergio Poretti ci ha lasciato il 29 luglio, per una malattia crudele, ingiusta e rapidissima.
Poretti è stato un punto di riferimento internazionale nella storia della costruzione,
nella storia dell'ingegneria strutturale e nel restauro del moderno: un Maestro, come ha ricordato Antonello Sanna in occasione dell'ultimo saluto.
Ci saranno occasioni ufficiali per ricordare il suo fondamentale contributo scientifico. Qui potete leggere intanto
il ricordo
di Carlo Olmo su Il Giornale dell'Architettura.
Queste parole vogliono ora solo ricordare Sergio, un signore di altri tempi, bello, colto, gentile, come mi ha scritto Luca Biferale, compagno di Erc.
Sergio aveva un'intelligenza speciale, quella che gli consentiva di leggere l'architettura e la costruzione in modo del tutto originale, di vedere connessioni sempre sfuggite,
di scoprire mondi e protagonisti di cui nessuno aveva colto il valore.
Un'intelligenza che gli permetteva anche di capire la realtà contemporanea con una lucidità rara,
dal comportamento delle persone vicine agli avvenimenti sociali e politici. Era un piacere parlare con lui di tutto, magari davanti ad una tazzina di caffè, durante le sue memorabili pause di ricerca.
Era decisamente un innovatore: sempre pieno di buone idee, sempre curioso di provare nuovi strumenti di ricerca
e di divulgazione, capace di trasformare il suo modo di lavorare per sfruttare le nuove tecnologie, dal pioneristico hypercard ai database più recenti, come la sua "biblioteca magica".
Amava scrivere: non a mano, se non frasi brevi, per via della calligrafia incomprensibile dovuta a quel
leggero tremore essenziale della mano destra che lo imbarazzava tanto; ma ha lasciato nel suo amato Mac milioni di testi, curatissimi, pronti per la stampa, che spero di riuscire a pubblicare al più presto.
Scriveva e riscriveva: più e più versioni, fino a quando il testo lo convinceva, pronto sempre a ricominciare da capo, dal foglio bianco se la narrazione non funzionava.
Quattro giorni prima della morte abbiamo finito di impaginare un libro, SIXXI 4, e ha completato il suo ultimo testo, "Tessiture", letto, riletto e corretto sul kindle: un piccolo capolavoro di stile, una miniatura preziosa.
Non era certo una persona social, raramente lo si convinceva a partecipare a inaugurazioni o cene: ma se gli si dava l'occasione di diffondere
la sua ricerca, era sempre pronto, pieno di entusiasmo, anche se il viaggio era faticoso; e come un ricercatore alla prima uscita, preparava il discorso per la conferenza ex novo, senza pigrizia, sicuro di poter fare meglio della lecture precedente.
E se a invitarlo era un giovane ricercatore, o un professore all'inizio della carriera, ancora di più si impegnava, si appassionava. E se chi lo invitava gli faceva trovare un auditorium pieno di ragazzi, lo faceva davvero felice.
Quando a dicembre del 2011 avevamo vinto l'ERC Advanced Grant con il progetto SIXXI, era iniziata una nuova vita.
Si era entusiasmato a progettare tutto per SIXXI: il logo, il sito, la collana di libri, il fotoromanzo, i viaggi per collezionare le fotografie di Bell'Italia,
il SIXXIdata, i gadget come la borsa o il pad. E poi i seminari interni con i ragazzi, i dottorandi e gli assegnisti, con Gianluca e Francesca: il nostro futuro.
E infine aveva inventato la piece a due voci, per disseminare sotto forma di racconto i risultati via via raggiunti, lecture che abbiamo proposto in decine di sedi universitarie, musei, occasioni pubbliche: aveva inventato cioè il modo di fare insieme,
di condividere - oltre a tutto, tutto il resto - anche la più personale delle attività, la conferenza scientifica.
Per SIXXI aveva voluto imparare l'inglese, con lezioni serissime (ma soprattutto migliaia di episodi di becere serie tv in lingua originale), e pur con la sua nota timidezza, aveva affrontato il pubblico straniero, seducendolo come quello italiano.
Tante tappe della lecture erano già in programma, quando è arrivata la diagnosi. Annullare quella organizzata da Cela a Rijeka, in Croazia, nella sua terra d'origine, è stato durissimo.
Mai però un momento di rabbia o di sconforto. Ha continuato a godersi ogni minuto, a spasso per la sua amatissima, bellissima Roma, a comprare nei negozi preferiti una giacca di tessuto leggero,
una scarpa bella ma comoda, una camicia dal colletto piccolo, tanti cappelli: per continuare ad essere elegante anche durante la chemio, anche per l'infermiera Elena, perchè l'eleganza, per lui, non era solo amabile vanità ma
anche una forma di rispetto verso gli altri, il loro lavoro, il loro tempo.
Grazie ai tanti amici e colleghi che mi hanno raggiunto in questi giorni dedicando a Sergio parole bellissime:
di stima, di rispetto, di ammirazione, di amicizia, di affetto.
Stargli accanto in questi anni è stato un privilegio inestimabile, una fortuna che non mi meritavo.
Se passeranno il dolore e l'immensa tristezza, cercherò di ricambiare per sempre questo dono.
Questo sito, che aveva fortemente voluto quando nessuno ancora ne capiva l'importanza, continuerà a ricordarlo, a divulgare le iniziative in suo onore, a raccogliere testi e video, e consentirà il download delle sue pubblicazioni a quanti ne faranno richiesta.
Tullia
Il ricordo di Carlo Olmo sul Il Giornale dell'Architettura
Il ricordo del Rettore dell'Università di Roma Tor Vergata